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Fondamento fragile

Come sempre gli adolescenti plasmati da Paolo Migliazza non guardano il mondo ma ne percepiscono peso e distanza nella prossemica e in sinergia, ad occhi chiusi. Qui, per la prima volta nell’itinerario dell’Artista, tra i corpi delle sculture si attiva una relazione empatica e spaziale scandita dalla progettazione prospettica dell’insieme e dalla comunicazione tra gli stessi materiali impiegati. Mettere in scena “tracce di memoria e il disordinarsi del mondo”, è il desiderio cui Paolo Migliazza ha dato seguito con questa installazione di corpi in polvere di carbone e paraffina, polvere di cemento con pigmenti, ricavati da matrici in argilla. Un modo di impostare una geografia mnemonica della scultura sia per via di addizione di pigmenti, sia per via di sottrazione, nella stratigrafia e negli anfratti delle sostanze. L’installazione nella sua interezza è un frammento dello spazio e del tempo del concretarsi del lavoro, una mappa di segni che il processo tecnico inevitabilmente genera sull’opera, suggerita anche dalla presenza dei supporti in legno provenienti dallo studio dell’Artista. Connotandone l’identità, i materiali di cui l’opera è composta sono protagonisti essi stessi di una narrazione dell’inconscio della scultura, di cui costituiscono da sempre il fondamento. Pigmenti, carbone, cemento sono testimonianze del necessario percorso temporale compiuto, che per sopravvivere a se stesso sceglie di rimanere volontariamente un percorso aperto sull’epidermide scultorea, nel tentativo di mantenerla viva, mostrando le strutture intime di cui si compone.